Seminario “3 regole d’oro per superare la dipendenza da Internet”
Dipendenza da Internet: tre regole d’oro…!
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Disconnect to Reconnnect
Conviverebene con la tecnologia, prender-siil meglio di Internet e della vita social e connessa, allontanado-si dalle cose peggiori.
Conoscere le differenze che vi sono fra lo stare online nell’adolescenza, nell’infanzia e nell’età adulta.
Riflettere e pensare un attimo, quando necessario… prima di tappare!
Evento gratuito e aperto alla cittadinanza
Sabato 21 ottobre 2017
Comune di Velletri – Sala Tersicore
Piazza Cesare Ottaviano Augusto 1 – I piano
dalle 10:30 alle 12:30
Relatore dott. Federico D’Angeli psicologo e psicoterapeuta
Tre regole d’oro per superare la dipendenza da Internet – Mese del Benessere Psicologico 2017
Già fin dagli anni ’80 si iniziò a notare come la presenza dei personal computer sulle scrivanie e negli uffici – PC all’epoca offline, saltuariamente connessi fra di loro in una intranet e tanto meno online con il mondo – portasse le persone ad isolarsi e a dedicare notevoli quantità di tempo passato (anche) con i videogiochi dell’epoca, stile “Campo Minato” e “Solitario”.
Dipendenza da Internet (IAD) e nuove dipendenze – seminario gratuito: “3 regole d’oro per superare la dipendenza da Internet”.
La “dipendenza da Internet“… di fronte ad uno schermo trent’anni fa come oggi, il fatto che vi si trascorra sempre più tempo da soli e/o con frequentazioni: vere e proprie amicizie “virtuali“, rende opportuno porsi alcuni interrogativi in modo positivamente critico, attraverso delle buone domande e cercando delle risposteoneste.
Un tale lavoro e sforzo diviene necessario soprattutto nei confronti di ciò che si sta dando ai bambini e all’adolescenza, da parte degli adulti e delle varie “agenzie” oltre la famiglia e la scuola, esistendo oggi più agenzie rivolte ai minori – rispetto alle prime due – con altri mandati e interessi a volte contrastanti.
Gli interrogativi e le soluzioni concernono anche il come possano al meglio e si stiano strutturando, al livello del sé, gli adolescenti in relazioni sia online che offline e al futuro loro, che è di noi tutti.
In ultimo, oggi più di ieri è doveroso portare l’attenzione su cosa succede ad una persona adulta quando dedica molto tempo alla connessione e ciò viene sentito come un problema – una cosa che non fa poi tanto bene – tanto dalla persona stessa o anche solo da chi sta accanto.
Come si può gestire per meglio integrare la tecnologia nelle nostre vite cominciando, quando possibile, prima che si definiscano delle situazioni patologiche?
Che cosa si può fare quando lo smartphone, i social network e quant’altro assurge allo status di dipendenza?
A Velletri il Mese del Benessere Psicologico: ad ottobre due seminari gratuiti (Comune – Sala Tersicore) e prima consulenza tutto l’anno.
Il seminario, di carattere divulgativo, discute intorno a 3 Regole d’Oro tratte dal lavoro pionieristico della Dott.ssa Kimberly Young che permettono in modo immediato di iniziare a pensare e a fare, per restringere e selezionare Internet quando è causa di isolamento – ritiro sociale – a detrimento della persona, soprattutto adulta, abolendo e riducendo le attività (ad es. ludopatia – gioco d’azzardo, dipendenza da pornografia, da shopping compulsivo, da aste online… ricerca e organizzazione/accumulo di informazioni) – che si “appoggiano” sui limiti e sulle debolezze della persona stessa, quando tali attività non ne costituiscono una nuova forma di accettazione di tali confini o di sviluppo.
La morte dei nonni, come spiegare ciò ai bambini a partire da un sostegno con azioni concrete da fare e proposte ai genitori. Suggerire dei primi spunti di riflessione personale per gli adulti, che si trovano a far fronte ed elaborare il loro lutto e – in più – ad accompagnare i figli o i nipoti in tale doloroso processo di elaborazione emotiva e fisica, questo è il tema e gli argomenti che si affrontano nell’eBook da scaricare in calce a questo articolo.
La morte dei nonni. Come spiegarla ai bambini. Ebook gratuito.
Fornire primi strumenti e concetti per avviare quel poter pensare e quel parlare intorno all’impossibile da concepire della morte, appoggiandosi su elementi simbolici, per iniziare a ricostruire il quadro di una realtà positiva, quotidiana e futura.
Non si può non elaborare il lutto o far finta di nulla.
Consapevolmente o meno, da soli o supportati, chi subisce un lutto si ritrova in un percorso di elaborazione – con momenti e fasi specifiche – correlato alla perdita vissuta.
Elaborare il lutto è una capacità della persona che – similmente ai processi biologici con i quali si rimarginerebbe una ferita – permette nel tempo (non meno di un anno) di stare di nuovo bene e l’intervento o l’assenza di altre persone significative – di fatti partecipati e di azioni materiali – può agevolare o ostacolare il percorso stesso e il raggiungimento di nuovo benessere.
Ciò è valido anche in quelle situazioni di blocco o di lutto complicato. In generale è dunque importante prendere in considerazione attivamente – tenendo conto delle diverse risorse personali, relazionali e sociali – di affrontare la questione della morte della persona amata, cosa che spesso è un buon modo anche per supportare i bambini.
Proprio per questo, per sostenere le risorse della persona e della sua famiglia – soprattutto dei più piccoli, i figli e i nipoti – è nata l’idea di questo eBook che, senza addentrarsi direttamente nelle teorie, nella pratica e nell’esperienza maturata dalla psicologia e dalla psicoterapia nel sostegno e nella consulenza all’elaborazione del lutto, si basa su quanto teoria e pratica clinica possono suggerire per unprimo passo da offrire agli adulti e ai genitori per:
sostenerli in una riflessione personale sul tema della morte;
aiutarli nel confronto sociale verso le idee e le questioni sul morire;
parlarne con l’altro genitore;
pensare al funerale come uno spazio e una opportunità valida anche per i bambini.
Si riporta l’indice del piccolo manuale in 34 semplici pagine:
Premesse
15 minuti per riflettere
Appunti
Un piccolo confronto
Raccolta delle riflessioni
Parliamone
Il funerale
Il saluto personale
Un disegno da colorare per il nonno
Un pensiero per il nonno
Dopo il funerale: importanza delle ricorrenze e del ricordo
Conclusioni
Appendici
Scarica l’eBook e inizia da subito a pensare positivamente a un problema che è assai serio ma è importante da affrontare per la crescita dei bambini e dei preadolescenti.
Ricevi sulla tua email in formato PDF l’eBook: “La morte dei nonni. Come spiegarla ai bambini“.
Sia durante l’elaborazione di un lutto che nel rapporto fra le generazioni la presenza in ogni città, comunità o paese di un luogo ben definito, strutturato e denominato “cimitero” concede alla persona una opportunità, quasi una scusa – un motivo formale – per recarsi a far visita ai defunti.
Visitare i defunti al cimitero portando anche i bambini.
Ma come a volte si sente dire nel diritto: che la forma è sostanza, una ricorrenza, una usanza che è effettivamente formale, dà all’individuo e alla famiglia delle possibilità di sviluppo psicologico soggettivo e sostanziale che – spesso – assume valore oggettivo – concreto – in quelle situazioni nelle quali si vive una perdita o si accompagna un proprio caro – adulto o bambino che sia – nell’elaborazione della perdita e nel rispondere agli interrogativi sulla morte di chi si è amato.
Molto più semplicemente la visita al cimitero può essere una tappa e un momento per fare il proprio “punto nave”, a partire dalle generazioni che ci hanno preceduto verso quelle che ci seguiranno. Ciò rende un miglior servizio tanto ai figli – educativo, di sostegno nelle questioni fondamentali dell’essere e nei valori dell’esistenza – quanto agli adulti nel definire meglio la propria identità, in appoggio al passato verso ciò che ha da venire.
Fra i molti motivi, psicologici, ve ne sono almeno tre validi per i quali può essere cosa buona visitare i defunti, recandosi al cimitero magari non da soli ma portando anche i bambini.
1 – Distacco versus Attaccamento.
Il cimitero quale luogo fisicamente ben definito e socialmente connotato favorisce il distacco dal defunto, ben fondato su un sano attaccamento nel ricordare e nell’instaurare un nuovo rapporto che si rivela anche funzionale al sostegno che ciò conferisce alle necessità della vita futura di chi rimane.
La “decathexis” ossia la fase del distacco – quale movimento contrario all’attaccamento – di cui parla Elisabeth Kubler Ross come conseguente ad un buon attraversamento delle 5 fasi dell’elaborazione del lutto e della perdita, ha a che fare con quell’ “energia psichica” di cui parla spesso Freud. Che cosa sarebbe mai questa energia psichica?
Certamente non esiste una energia psichica, è un concetto figurato e non ha a che fare con quanto si possa intendere in scienza quale “energia” per come sarebbero stati in grado di accettarla e concepirla – fra i molti scienziati – Albert Einstein e colleghi.
Si vuole comunque mantenere questo concetto quale parziale strumento operativo, metaforico e derivante da una concezione positivista e materialista della realtà, in quanto lo si ritrova in diversi autori.
A prescindere da come questa idea possa mai inscriversi nel corpo e nella biologia della persona, attraverso circuiti e percorsi neuronali, organi di senso o aree della corteccia, neurotrasmettitori o modelli operativi interni e ordinatori quali schemi di pensiero e pattern più o meno ricorsivi, come la corrente elettrica in un conduttore è data dal movimento degli elettroni in esso, così similmente si può pensareche quell’energia della mente chesi estende verso le persone, gli affetti, i fatti e le cose che fanno parte della vita, delle prospettive, delle paure e delle speranze di ciascuno, sia fatta di simboli, pensieri, parole, significati, silenzi e interrogativi che muovono la “mente”, verso risposte e mete di valore che costituiscono il fine, tanto di un’azione quotidiana, quanto e più in generale del vivere.
2 – Aumento della Categorizzazione del Reale.
Le visite al cimitero riducono l’anomia che chi è in lutto subisce, fornendo una attività e un impegno concreto e temporalmente definito quale elemento che contribuisce a realizzare un ordine, tanto esteriore quanto interiore.
L’ “anomia”, ossia l’assenza di leggi e regole che possono dare spiegazione e ragione di un fatto che è inspiegabile, com’è la morte e il morire, andando oltre le umane possibilità, può essere evitata o ridotta nelle sue conseguenze attraverso l’attività e l’esercizio di uno o più rituali socialmente definiti e codificati, status che ad essi deriva dall’opera e dal lavoro delle molte generazioni di persone che nei secoli ci hanno preceduto. Queste già vissero e affrontarono a livello del quotidiano e del sentire quel problema angosciante che è la morte e la sofferenza della perdita dei propri affetti.
L’aumento della categorizzazione del reale che l’appoggiarsi su quanto ha codificato la cultura, insieme alle tradizioni che precedono e possono oggi supportare un uomo o una donna, permette loro in un arco di tempo ragionevole – non con una sporadica o a volte unica visita al camposanto – di far fronte meglio a ciò che per la ragione e il desiderio non ha spiegazione e che, vissuto in solitudine, sarebbe semplicemente soverchiante.
3 – Relazione e Partecipazione.
Tale aumento della categorizzazione del reale comunque non può da solo spingersi fino a colmare la realtà intera spiegando e attribuendo significato a tutto, compreso il perché della morte, del dolore, del male, della perdita e della fine delle cose, ancor più di quelle che si amano.
Però, la visita al cimiteropermette di entrare in contatto e di essere accolti in una corona di concetti, atti e verità che seppur afferrabili solo parzialmente – simboli di un qualcosa d’altro – possono per la persona trascendere determinati limiti, aprendo dalla sola ragione alla speranza e al bene.
Pur non potendo umanamente abolire la morte, nella visita ricorsiva ai defunti al cimitero si può aprire – a volte – la via ad una riflessione addirittura metafisica che la persona può fare. Anche dire che non c’è metafisica, non c’è nulla oltre la morte, oltre quello che si vede, si sente e si tocca nei pochi o molti anni che si vive, per poi “ritornare atomi” che “arricchiscono le piante”, una simile ipotetica posizione che si riporta come mero esempio, è già metafisica. Dire che non c’è niente, è dire che c’è il niente trattandolo come qualcosa che c’è. Questo parlarne è già qualcosa, a volte è molto, è un buon primo passo.
Un primo passo è già il poter parlare, parlarne in un tentativo di dare un significato magari molto vago, soprattutto arricchito dai quel particolare scorrere del tempo e dal silenzio che punteggia il pensiero, silenzio e riservatezza che spesso i camposanti sanno garantire.
Un cimitero però non è quasi mai un luogo che non dice niente. Nella tradizione che le civiltà hanno trasmesso, si va da un semplice culto degli antenati – render loro omaggio – al loro memoriale, al ritornare dell’anima all’infinito e al collettivo dell’universo – come avanzato dalle filosofie – fino a quella “comunione” che parla dell’immortalità di ogni singola persona attraverso l’immortalità dell’anima, in un rapporto (relazione e partecipazione) fra i vivi e i defunti, che da parte nostra si concretizza anche attraverso il ricordofacendo loro visita al cimitero.
Maggio 2016 gruppi per figli di genitori separati (6 – 10 anni).
Quando i genitori si separano, il bambino si ritrova oggetto di una realtà sulla quale non può far nulla, ma della quale spesso si ritiene causa o elemento scatenante quando invece non lo è affatto. Allora diviene importane e necessario, per la futura salute dell’adulto che sarà e per mitigare l’attuale sofferenza, rendere possibile al bambino o alla bambina l’accesso ad una più onesta prospettiva che lo riguarda.
I genitori possono in molte situazioni trovarsi in difficoltà nello spiegare ad un figlio cosa sta succedendo, quello che sentono nei confronti del papà o della mamma dal quale si separano e il bene e l’affetto che comunque continuano a provare e voler dare al proprio bambino, bambina, o preadolescente. Un gruppo pensato e strutturato ad hoc, può fare da ponte fra genitori e figli, di fronte ai bisogni di ognuno.
Volantino del Gruppo per Figli di Genitori Separati a Roma Cinecittà.
Il gruppo per figli di genitori separati è uno spazio riservato e protetto di prevenzione e sostegno dove i figli in piccoli gruppi (4 – 6 bambini) possono esprimersi con l’aiuto dello psicologo, attraverso lo scambio delle esperienze legate alla separazione dei genitori, trovando un proprio modo di far fronte ai dubbi, alle paure e all’angoscia.
I gruppi sono condotti dal dott. Federico D’Angeli – psicologo e psicoterapeuta – esperto in psicodinamica delle relazioni familiari e in gruppi AMA (auto mutuo aiuto).
Il gruppo è rivolto a bambini di età compresa fra i 6 e i 10 anni, figli di coppie separate.
Volantino del Gruppo per Figli di Genitori Separati a Velletri.
Le iscrizioni si chiudono il 16 maggio 2016.
Sono in partenza due gruppi distinti, uno a Velletri e un altro a Roma.
Le date, i luoghi e gli orari sono:
VELLETRI: Via Acqua Lucia, zona Appia Nord (900 metri da Velletri in direzione Genzano):
Venerdì 27 maggio ore 17:30 – 19:30
Venerdì 10 giugno ore 17:30 – 19:30
Venerdì 17 giugno ore 17:30 – 19:30
Venerdì 24 giugno ore 17:30 – 19:30
ROMA: zona Cinecittà Don Bosco, Via Flavio Stilicone (Metro A Giulio Agricola):
Giovedì 26 maggio ore 17:30 – 19:30
Giovedì 9 giugno ore 17:30 – 19:30
Giovedì 16 giugno ore 17:30 – 19:30
Giovedì 23 giugno ore 17:30 – 19:30
La partecipazione del minore al gruppo è subordinata al consenso scritto di entrambi i genitori.
…ovvero: quando i genitori hanno bisogno di tutta la loro nobiltà d’animo!
Un’amorevole pazienza…!
Bambini e autostima: certe volte i figli più sono “piccoli”, più mostrano talento e virtù, ardimento e coraggio.
Saperli spronare il giusto – ossia non troppo e non troppo poco – e rispettarli – anche quando strafanno – permette che avvertano in loro stessi la differenza fra un adeguato senso di sé, che si esprime anche attraverso il desiderio di riuscire bene, e l’abbaglio della presunzione dell’Io.
In che modo possono fare ciò?
Attraverso il senso di stima che l’altro per loro importante – il leone, il “re” del loro ambiente quotidiano – sa trasmettergli, e che si traduce per i figli in benessere.
La nobiltà d’animo, un cuore da leone – che non vuol dire affatto usare pur avendoli artigli e zanne – lo si tramanda come una preziosa eredità, da padre in figlio, mostrandolo per primi.
Ciò tanto di fronte ad un successo, che e soprattutto nell’insuccesso, quando il bicchiere della vittoria risulta essere mezzo vuoto …o mezzo pieno…
Dott. Federico D’Angeli Laureato con lode in Psicologia Clinica e di Comunità, con una tesi sperimentale sul “mito familiare”, presso la cattedra di Psicodinamica dello Sviluppo …
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